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Ho studiato a Firenze conseguendo il diploma accademico di scenografia in seguito ho avuto la fortuna di occuparmi della progettazione dello spazio architettonico, l’ho fatto e continuo a farlo con quelli che sono gli strumenti a mia disposizione di conseguenza il mio approccio è se non stilisticamente psichicamente rimasto quello della Messa in Scena dove lo spazio serve a creare una narrazione. Di fatto non riesco a progettare nulla che non sia pensato dal punto di vista dello spettatore e lo spettatore non è solo colui che guarda ma è colui che assiste ad una narrazione e dietro ad ogni progetto ancor prima che abbia inizio c’è sempre tanta narrazione. Lo spazio abitativo è quel luogo che non solo ci consente di vivere ma ci offre l’occasione di presentarci di dichiararci così come la luce è quell’elemento che ci accompagna, Edward Hopper diceva “È il sole che disegna l’Architettura” io aggiungo “È in teatro che si capisce quanto sia importante il buio per far vibrare la luce”, e se “La luce ha bisogno di forme naturali per essere raffigurata” è proprio il buio a determinarne il suo valore poetico.
Mi definisco una progettista di Paesaggi Domestici, progetto forme e luoghi dello spazio abitativo. Ecco quindi la domanda con cui cerco di svolgere il mio lavoro Pensare l’abitare come l’esperienza del creare il proprio paesaggio domestico.
Pensare lo spazio come quel palcoscenico dove tutti i paesaggi possono manifestarsi dove qualsiasi narrazione può avvenire. Infondo il nostro lavoro è quello di creare luoghi/spazi abitativi in cui la vita può avvenire.
